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Recensione: Sommersione, di Sandro Frizziero

Titolo: Sommersione
Autore: Sandro Frizziero
Editore: Fazi Editore
Pagine: 200
Prezzo: 8,99 € (ebook), 16,00 € (cartaceo)

Voto: 3/5

Puoi acquistarlo QUI nella versione ebook, e QUI in quella cartacea.

Questo ebook ci è stato gentilmente offerto da Fazi Editore in cambio di una recensione onesta.

Quarta di copertina: 

«In fondo all'Adriatico, a nord, esistono isole filiformi che separano il mare dalla laguna veneta. In una di queste esili terre Sandro Frizziero ha trovato il suo tesoro. Non un forziere di zecchini d'oro, ma qualcosa di infinitamente più prezioso per un romanziere (e dunque anche per noi lettori): uno scrigno di passioni brutali e primarie, di ipocrisia, maldicenza, invidia, avidità; vale a dire, tutti i sinonimi dell'amore malinteso. Conosco l'Isola a cui si è ispirato l'autore, perciò posso apprezzare quanto l'abbia trasfigurata in una sua potente iperbole poetica, facendola diventare uno stemma di malumori e malamori universali. Un posto da cui si riescono a vedere le stelle del cielo, sì, m solo perché 'sono i lumini di un cimitero lontano'. "Sommersione" racconta la giornata decisiva di uno dei suoi abitanti - un vecchio pescatore - forse il più odioso; certamente quello che sa come odiare più e meglio di tutti gli altri: la vicina con il suo cane; la moglie morta; la figlia a cui interessa solo la casa da ereditare; i vecchi preti dementi ricoverati in un ospizio; qualche assassino e qualche prostituta; i devoti di un antico miracolo fasullo, inventato per coprire una scappatella; i bestemmiatori che spesso coincidono con i devoti; i frequentatori della Taverna, unico locale dell'Isola oltre all'American Bar, ma di gran lunga preferibile perché 'all'American Bar non c'è ancora un sufficiente livello di disperazione'. Su tutto ciò il vecchio pescatore ha rancori da spargere, fatti e fattacci da ricordare; e però gli resta da fare ancora qualcosa che sorprenderà gli abitanti dell'Isola, lettori compresi. Questo romanzo gli dà del tu, perché Frizziero ha il dono dell'intimità con i suoi personaggi, ne è il ritrattista inesorabile. Sotto le sue frasi - o dovrei dire meglio: sotto i suoi precisi e ben dosati colpi di martello - l'umanità resta inchiodata al livello più inerziale dell'esistenza: l'altro nome di quest'Isola, infatti, potrebbe essere Entropia. Una formicolante, disperata, indimenticabile Entropia.» (Tiziano Scarpa)

Recensione di Valentina:

Un inizio in medias res ci fa entrare direttamente nel vivo del racconto, nel mezzo della vita. Ci troviamo di fronte a due protagonisti molti diversi tra loro: uno è il vecchio che vive sull’isola, l’altro è il narratore. Iniziamo così questa giornata, assieme al vecchio, quella che sembra una mattina di pesca come tante ma, dopo poche righe, si intuisce che non è così. Fin dalle prime scene traspare la crudeltà gratuita del protagonista accompagnata dalle parole taglienti del narratore.
Ma chi è il narratore? Chi è che ci sta descrivendo la vicenda usando la seconda persona singolare? Quella voce che sembra quasi rivolgersi direttamente al protagonista di chi è? Scopriremo alla fine il suo nome? Il vecchio riesce a sentire questo lungo monologo che lo descrive così dettagliatamente?
La tecnica di scrittura usata, oltre a essere alquanto inusuale e quindi apparire quasi come una novità, fa sì che il lettore si senta coinvolto involontariamente nel racconto come se stesse ascoltando la telefonata di qualcuno seduto accanto a sé.
In questo modo abbiamo la focalizzazione sul protagonista ma il punto di vista varia sempre tra quello del narratore e uno sguardo obliquo sul protagonista. La costruzione del personaggio viene quindi filtrata dagli occhi del narratore che ci presenta pagina dopo pagina un vecchio ormai stanco, senza sogni, senza aspettative, senza speranze. Un vecchio a cui è rimasta solo la crudeltà, la cattiveria che ha alimentato giorno dopo giorno per tutta la sua vita.
Oltre al bere il vino alla taverna con i suoi “non amici” qual è quel qualcosa che lo spinge ad andare avanti ogni giorno? Forse non c’è, forse è proprio questo il punto, forse è proprio questo che lo ha portato pian piano a essere ciò che è ora, a essere sommerso assieme all’isola dalla laguna, la laguna che ogni notte quando la marea si alza mangia un pezzo della terra, porta via un pezzo in più delle case, riempie di alghe e di salmastro tutto ciò che tocca.

Così ci viene raccontata la vita di quest’uomo senza che ci venga risparmiato nulla, tanto che un’identificazione con il personaggio risulta impossibile. Come ci si può sentire affini o anche provare un minimo senso di pietà verso di lui? Io non sono riuscita a farlo, non sono riuscita non tanto a perdonare l’imperdonabile, quanto a provare una qualche compassione. Per quanto funzioni all’interno della storia, per quanto la scrittura sia fluida e coinvolgente, per quanto la descrizione dell’ambiente, delle superstizioni, dei pregiudizi sia verace ho odiato il protagonista dalle prime pagine fino alla fine. In questo senso è più facile identificarsi con il narratore, il secondo protagonista, che non risparmia né dettagli né giudizi. Mentre leggevo sembrava fosse accanto a me e ho sperato fino alla fine in un colpo di scena, che, sebbene un po’ scontato, avrebbe aggiunto qualcosa in più al finale: l’identità del narratore. 


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