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Recensione: Michael Kohlhaas, di Heinrich von Kleist

Titolo: Michael Kohlhaas
Autore: Heinrich von Kleist
Traduttore: Federico Ferraguto
Editore: Fazi Editore
Pagine: 126 ca.
Prezzo: 7,99 € (ebook) e 17 € (cartaceo)

Voto: 5/5


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Questo ebook ci è stato gentilmente offerto da Fazi Editore in cambio di una recensione onesta.

Quarta di copertina:

Michael Kohlhaas, uomo rispettoso e onesto mercante di cavalli brandeburghese, è quasi una rappresentazione del bene divino: questa è la storia della sua trasformazione in un demonio. Un giorno, mentre si reca a una fiera di cavalli, a un certo punto trova la strada sbarrata; sprovvisto del lasciapassare richiestogli, si vede costretto a cedere una parte della sua merce a un nobile per poter attraversare i suoi possedimenti. Si rende presto conto di essere stato raggirato e, al suo ritorno, ritrova i cavalli spossati e denutriti. In seguito a questo grave sopruso, scioccato dalla miseria umana, Kohlhaas si anima di una fortissima sete di giustizia e pretende perciò di ristabilire l’ordine in un mondo caratterizzato dalla prepotenza e dalla depravazione. Rinunciando alla sua ineccepibile virtù e al suo rigore morale, il mercante mette in piedi un esercito di sbandati e scatena una ribellione violenta, che si alimenta del sostegno popolare e che, tuttavia, dopo aver sovvertito e messo in crisi l’intero ordinamento dello Stato, gli sarà fatale. Ispirato da un fatto di cronaca del sedicesimo secolo, von Kleist costruisce un racconto sorprendentemente moderno per tema e stile, che ha influenzato e suscitato l’ammirazione di scrittori come Thomas Mann, Franz Kafka e Hermann Hesse. Franz Kafka dedicò una delle uniche due apparizioni pubbliche della sua vita alla lettura di alcuni passaggi da Michael Kohlhaas.

Recensione di Daniela:

Devo confessare che avevo timore di questo libro, perché è un’opera che ho scoperto essere molto nota e di un autore tanto ammirato e amato. Io non sono una grande lettrice di letteratura tedesca, non conoscevo questo racconto e non ho mai visto i film o le opere che a esso sono ispirati, quindi la mia è una first reaction (come si ama tanto dire oggi) e da non esperta.

Della trama c’è poco da dire, la quarta di copertina è molto esaustiva. Il racconto scorre molto veloce e l’empatia che si prova con il protagonista è notevole. 
I personaggi sono delineati in modo fantastico, il loro carattere non emerge da una descrizione ma da gesti e discorsi. Il protagonista indiscusso è ovviamente Kohlhaas, che colpisce principalmente per i suoi errori. Può sembrare strano dato che a caratterizzarlo è un forte carattere e senso di giustizia, ma è proprio la sua testardaggine e la serie di errori commessi in nome di questa, che lo condurranno all'evento che lo porterà alla ribellione, a farlo sembrare così umano. Gli altri personaggi che agiscono intorno a lui, seppur a volte apparsi per pochissime righe, riescono ad avere un loro ruolo preciso e significativo all'interno di tutta la vicenda. Hanno caratteri ben delineati e proprie vicende che li caratterizzano.
La cosa che più mi ha colpito è l'altalena di sentimenti che l'autore muove nell'animo del lettore. La lotta di Kohlhaas inizia da un torto che subisce. Il suo fortissimo senso di giustizia lo sprona a intraprendere una via legale per poter essere ricompensato di un atteggiamento prevaricatore e meschino. Il senso di giustizia del lettore viene aizzato e questo si ritrova del tutto dalla sua parte, tifa per lui e, identificandosi in lui, spera ardentemente che ottenga ciò che gli spetta, pur sapendo (anche senza leggere la trama) che non l'otterrà. Il senso morale del lettore poi viene messo a dura prova successivamente. Il fatto che Kohlhaas sia partito dalla ragione, le perdite enormi che ha subito e il carattere del protagonista fanno pensare che le sue azioni abbiano una loro giustificazione, d'altra parte, dal momento in cui le sue azioni vanno ben oltre la vendetta, non si può più pensare a lui come a una vittima innocente di uomini cattivi e burocrazia corrotta. Tuttavia, il personaggio sembra risalire con le sue azioni finali, rimanendo fedele a se stesso e ai suoi principi, a costo di perdere tutto, tradito ancora una volta dalle istituzioni in cui credeva. Il lettore si sente trascinato da una tale integrità, ne subisce il fascino e la sua bilancia morale vacilla di nuovo. Il finale chiude degnamente la storia, lasciando un senso di completezza e anche di giustizia superiore. 
A colpire sono anche molte altre cose, prima tra tutte non può che essere la forte attualità di un racconto scritto nell'ottocento e ambientato nel sedicesimo secolo. Il desiderio di giustizia (soprattutto giudiziario) che in questo periodo, come in passato, spesso non viene soddisfatto, la capacità di una cosa relativamente piccola di far precipitare gli eventi tanto da non poterli più controllare, i consigli ignorati che portano a brutte situazioni... questo e molto altro fanno sentire il libro come un qualcosa di estremamente personale, di vivido, reale e presente.
Se dovessi fare un appunto al testo direi che ho avuto alcune difficoltà con le giurisdizione dei territori e le figure dei vari principi e governatori citati e le zone da essi gestite. Non ho conoscenze sulla situazione di quelle terre in quel periodo quindi ho avuto qualche problema nella lettura, tuttavia questo non mi ha impedito di seguire bene la storia.
Potrei parlare ancora a lungo di "Michael Kohlhaas", ma molti personaggi molto più autorevoli di me hanno già ritenuto questo libro un'opera importante e bellissima e non posso che unirmi allo loro illustre opinione consigliandovi calorosamente questa lettura.




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