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Recensione: Celestiale, di Rebecca Quasi

Titolo: Celestiale
Autore: Rebecca Quasi
Editore: autopubblicato
Pagine: 232
Prezzo: 0,99 € (ebook), 10,99 € (cartaceo)

Voto: 4,5/5


Quarta di copertina: 

Giorgio, 44 anni, di mestiere fa l'agronomo ed è divorziato.
L’estate che incombe su Torino gli porta una grossa preoccupazione: dovrà trascorrere due mesi con il figlio Emanuele, un adolescente affetto da una leggera forma di autismo.
Un pomeriggio, quando le cose si complicano, nella mansarda sopra il loro appartamento arriva Agata, una modella con una personalità “particolare” e le certezze di Giorgio vanno a farsi un giro.


Recensione 

È una storia d’amore, ma non solo. È la storia di una donna che esce dagli schemi e vive nel tempo presente, in maniera così inusuale per una società votata a preoccuparsi per il futuro e logorarsi per il passato, ma non solo. È la storia di come si può affrontare l’autismo, non limitandosi a gestire la situazione ma arrivando ad apprezzarla, e non solo.
Sì, perché nel romanzo Celestiale, di Rebecca Quasi, troviamo tante tematiche, tutte sapientemente intrecciate in una trama insolita, forse proprio per questo incredibilmente godibile, dalla prima all'ultima pagina. Ma andiamo con ordine.

Giorgio è padre di un ragazzo autistico di quattordici anni, Emanuele. Il pensiero di trascorrere l’estate con lui, mentre la sua ex moglie è in viaggio di nozze col nuovo marito, lo preoccupa parecchio: non hanno mai passato insieme un periodo così lungo, inoltre l’uomo teme l’effetto che un repentino cambiamento di routine come questo potrà avere su Manu, per il quale ogni cosa, come ogni evento, deve avere un giusto ordine e una giusta collocazione temporale. Ciò che Giorgio ancora non sa è che sarà la sua vita in primis a venire stravolta dalla nuova vicina di casa, Agata, una modella trentenne decisamente troppo bella e seducente.
E fin qui, tutto secondo i canoni del romance tradizionale. Ma come spiegavo all'inizio, questo libro è molto di più.
Agata non è inarrivabile perché bellissima, ma soprattutto perché vive in un mondo tutto suo, che una persona cosiddetta sana di mente considererebbe "sopra le righe". Incontra dapprima Manu, che è uscito di casa all'insaputa di Giorgio, ed è sintonia dal primo istante. Lo stesso Giorgio non riesce a spiegarsi come sia possibile, eppure man mano che l’amicizia tra Agata e Manu si sviluppa, l’uomo ha sempre più l’impressione di essere lui quello fuori posto, faticando non poco a inserirsi in quel rapporto che ha del folle.
Non voglio dare giudizi affrettati, ma quella Agata mi sembra la creatura più avulsa dagli schemi che io abbia mai incontrato. È più strana di un autistico, perché l'autistico almeno è autistico!
Eppure… funziona. Agata riesce a comunicare con Manu in un modo che a Giorgio sfugge, ma che indubbiamente produce effetti molto benefici per il ragazzo così come per chi gli sta attorno, compreso lui. E poi subentra questa amicizia inusuale tra lui e Agata, che è soprattutto la stessa Agata a considerare con meraviglia: lei che normalmente non si lascia toccare da nessuno, che trova nauseante qualsiasi contatto umano, scopre che con Giorgio le cose sono diverse e non esita a compiacersene. Parrebbe un quadro perfetto, se non fosse che le cose non sono mai semplici, e questa storia non fa eccezione. Non voglio anticipare troppo, perché questo è un romanzo da scoprire poco per volta, vi basti sapere che la bella modella al di fuori degli schemi non può concedersi una relazione con Giorgio, anche se per la prima volta in vita sua sente di essersi innamorata davvero.
Vi lascio il piacere di scoprire il resto!

Lo stile di Rebecca Quasi è fresco e frizzante, i tempi della narrazione sono davvero ottimi e gli eventi si incatenano lasciando il giusto respiro alle azioni. In questo senso, un particolare che ho molto apprezzato è stato quello di inserire tra un capitolo e l’altro, soprattutto all'inizio del libro, un breve paragrafo scritto dal punto di vista di Giorgio, che riprende quanto avvenuto nel capitolo precedente offrendoci le sue considerazioni in merito, e nel contempo offre un piccolissimo anticipo di ciò che accadrà in seguito. Questo aspetto stilistico mi è davvero piaciuto, peccato che l’autrice l’abbia abbandonato a un certo punto, per poi riprenderlo verso la conclusione, ma in maniera meno incisiva. Sarebbe stato interessante continuare a offrire al lettore questa capatina nella testa di Giorgio, che è il personaggio con il quale è più facile identificarsi, in fin dei conti, visto che di tutti è quello più normale! In generale comunque la trama è ben costruita, ed è sostenuta da personaggi forti e ben delineati, che si svelano poco per volta. L’unica a fare eccezione è Agata, che si rivela da subito in tutta la sua disarmante sincerità, esprimendo al contempo la sua originalità e il suo riuscire a vivere a metà tra due mondi, quello di Giorgio, considerato normale, e quello di Manu, il mondo "altro". Agata ha una personalità davvero interessante, a tratti quasi ingenua, ma sempre estremamente coerente con se stessa e con i suoi pensieri. A volte per poter seguire i voli pindarici della sua mente occorre armarsi di pazienza e buona volontà, altre la sua leggerezza diventa contagiosa.
Lei ha un punto d'osservazione su Manu che è spettacolare e, incredibile, riesce a mostrarlo anche a me. È come se lo vedesse da dentro e poi mi permettesse di guardarlo con i suoi occhi. (…) Sempre più spesso ho la sensazione che sia sospesa tra il mio mondo e quello di Manu e non sappia decidere da che parte stare.
Un altro punto a favore dell’autrice è garantito dalle battute argute che si scambiano i personaggi, mai esagerate, anche quando riguardano il sesso. I dialoghi hanno un buon ritmo, si susseguono con naturalezza e tra le parole si colgono molti dettagli che, raccolti poco per volta, contribuiscono a dare spessore ai personaggi. Tutto appare misurato e coerente.

Volendo andare per il sottile, c’è solo un punto che non mi ha convinta del tutto in questo romanzo: l’accelerazione in dirittura d’arrivo. Il ritmo, infatti, accelera notevolmente verso i capitoli conclusivi, come se all'improvviso l’autrice non volesse più tenere sulle spine i lettori e desiderasse offrire loro la soluzione senza por tempo in mezzo. Posso immaginare che si tratti più che altro della volontà di non allungare inutilmente la minestra, allo scopo di non perdere il ritmo della narrazione che altrimenti potrebbe anche rischiare di appiattirsi, però di fatto l’accelerazione non permette il soffermarsi su alcuni dettagli che vengono così solo sfiorati e non approfonditi. Per fare un esempio, a un certo punto da metà libro fa la sua comparsa Andrea, ex cognato di Giorgio e proprietario dell’azienda che produce il cioccolato per cui Agata sta girando alcuni spot. Andrea sembrerebbe un personaggio di contorno, utile soprattutto per definire ancora di più il divario tra la follia espressa dal binomio Agata-Manu e la normalità del resto del mondo, eppure nei capitoli conclusivi l’autrice offre alcuni dettagli su di lui che contribuiscono a dare non poco spessore alla sua storia personale, rimasta inesplorata fino a quel momento. Peccato che questo accenno non trovi sviluppo, rimanendo ad aleggiare nell'aria. Ne potrebbe venire un ottimo spunto per una sorta di spin-off, senza dubbio, ma a parer mio sarebbe stato più interessante approfondire questo filone narrativo all'interno del romanzo.
Posso comunque asserire che, nonostante il ritmo accelerato, il finale rimanga godibile, pur se un po’ strano e quasi mieloso. Un mieloso che piace, però, questo è sicuro!

In conclusione, Celestiale è un romanzo costruito come le scatole cinesi: all'interno di ogni tematica se ne trova un’altra, e poi un’altra ancora, fino ad avere una trama completa, piacevole e, come Agata, sopra le righe. Dopotutto, però, sono questi i romanzi che ti restano nel cuore: quelli che accostano alla dura realtà della vita quotidiana lo spazio di un piccolo sogno, seppur breve e permeato di sana follia.
È molto rassicurante quando le cose vanno come ce le immaginiamo. Solo che non capita quasi mai. (…) Forse sarebbe troppo noioso, o scontato. O poco stimolante. Forse rischieremmo di non apprezzare abbastanza certe cose. Non lo so. So, però, che non ha senso cercare di cambiare le cose che non possono essere cambiate. (Agata)



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