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Gli imperdibili: Il ponte sulla Drina, di Ivo Andrić

Con la sua opinione su Il ponte sulla Drina, Ariendil dà il via alla nuova rubrica di Sil-ently aloud: "Gli imperdibili". Gli imperdibili sono libri che lasciano il segno, a cui un voto di 5 stelline su 5 non renderebbe ancora giustizia, perché meritano molto di più. In questi casi non parleremo di recensioni, ma dell'opinione di chi lo ha letto e ha voluto condividere con gli altri le proprie impressioni. 



Titolo: Il ponte sulla Drina
Autore: Ivo Andrić
Editore: Mondadori
Pagine: 438
Prezzo: 14,00 € (cartaceo, scontato a 11,90 €)

IMPERDIBILE


Quarta di copertina:

Alla confluenza di due mondi quello cristiano e quello musulmano sorge Visegrad, in Bosnia, da sempre città di incontro fra diverse razze, religioni e culture. Ed è qui che nel Cinquecento il visir Mehmed-pascià fece erigere un ponte, diventato un simbolo dell'oppressione perché costruito grazie alla fatica e ai sacrifici di molti cristiani, ma anche una testimonianza della fusione di due diversi mondi. Il ponte è il centro del romanzo di Andric: un grande affresco che va dal Cinquecento alla Prima guerra mondiale e che ha per sfondo una Bosnia romantica, con le sue complesse vicende storiche ma anche con i drammi quotidiani degli uomini che vi abitano. Andric si conferma interprete e commosso cantore di questa terra tormentata.


Opinione di Ariendil:

Il ponte sulla Drina, scritto dal premio Nobel Ivo Andrić, è stato a ragione definito “romanzo della storia”. Non è un modo più estroso di chiamare un romanzo storico, ma è una definizione che mette al centro il vero protagonista del libro: la storia stessa.
Cercare di riassumere la trama di un testo del genere è impresa ardua perché, a ben guardare, una trama non c’è. O meglio, ce ne sono un’infinità, tutte le trame di tutte le storie di tutte le persone passate sopra quel ponte che attraversa il fiume Drina e unisce due mondi. Mondo orientale e mondo occidentale. Mondo musulmano e mondo cristiano. I due mondi divisi dalla Drina si toccano sul ponte, a volte duramente e a volte con una carezza, a volte mostrando differenze e a volte svelando somiglianze.
È su questo incontro di realtà che ruota tutto il libro, il cui fine non è né raccontare la costruzione del ponte (per quanto i capitoli iniziali che trattano questo argomento siano di una bellezza sublime) né parteggiare per l’una o l’altra riva (per quanto Andrić sappia tratteggiare sapientemente pregi e difetti di ciascuna cultura). Il fine è seguire un angolo di mondo nel corso dei secoli, vederlo cambiare nell’aspetto e nelle abitudini, vederlo custodire il vecchio e aprirsi al nuovo. Vedere il tempo che scorre, come la Drina sotto le arcate di pietra bianca, spettatrici immutabili del romanzo della storia.





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