Autore: Dario Tonani
Editore: Mondadori (Urania)
Pagine: 287
Prezzo: 4,99 € (ebook)
Voto: 4/5
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Quarta di copertina:
È un pianeta desertico, letale, una sconfinata distesa di sabbie velenose. Nel corso dell'evoluzione i suoi abitanti si sono applicati a una sola arte, la meccanica, rendendolo il regno delle macchine, del metallo e della ruggine. Eppure Mondo9 vive su una fiorente attività di commerci: titanici veicoli a ruote, grandi come bastimenti e governati da decine di uomini, solcano i deserti tra una città e l'altra. Perché c'è una guerra in corso: macchine contro macchine, metallo contro metallo. E mille pericoli attendono le loro prede acquattati sotto le dune: un misterioso morbo che trasforma la carne in ottone, fiori giganteschi che si nutrono di ruggine... Per la prima volta in un solo volume, il romanzo originario Mondo9 e quello nuovo, Mechardionica, inedito in edizione cartacea. Con tutti i tasselli mancanti a completare uno dei cicli più avventurosi della fantascienza internazionale.
Recensione di Ariendil:
Dopo la lettura di Naila
di Mondo9 ho sentito l’urgenza di conoscere meglio Mondo9, il mondo fantastico
ideato da Dario Tonani, fatto di deserti di sabbia solcati da mastodontiche
navi a ruote, in parte metallo, in parte materia vivente.
L’immagine d’insieme che mi aveva dato il romanzo appena pubblicato da Mondadori e subito divorato era stata una cartolina che proveniva insieme dal passato, con i richiami all’ambientazione di Dune e ai robot/umani di Asimov, e dal futuro, con l’originalità delle trovate di Tonani, tra tutte l’idea bellissima del Morbo e dei mechardionici. Proprio come una cartolina o un bel depliant pubblicitario, “Naila” ha stuzzicato la mia curiosità, mi ha promesso così tanto da indurmi ad andare a scoprire meglio quel mondo. E ha mantenuto le promesse.
A differenza di Naila di Mondo9, Cronache di Mondo9 non è un romanzo ma una raccolta di racconti, più o meno lunghi, più o meno complessi. Nove, per l’esattezza. E non poteva essere altrimenti.
È diviso in due parti, ciascuna delle quali approfondisce un aspetto della storia. La prima parte, Mondo9, che comprende i racconti “Cardanica”, “Robredo”, “Chatarra” e “Afritania”, è la vera e propria presentazione del mondo in cui ci troviamo immersi: attraverso questi primi quattro racconti si fa conoscere al lettore l’ambientazione, si presentano le prime idee, si batte il chiodo sul concetto delle navi, perché è già chiaro che tutto graviterà intorno a loro. Sono le navi, più che gli uomini che hanno a che fare con esse, le vere protagoniste di questa prima parte e ciascun racconto contribuisce a farcene comprendere la complessità: dagli pneumosnodi in “Cardanica” alle uova in “Robredo” fino agli Interni in “Afritania”, ogni racconto aggiunge un pezzo, come se il lettore costruisse il suo modellino di nave intanto che l’autore ne fa il disegno.
In questa prima parte è infatti forte la sensazione di assistere quasi in diretta alla costruzione del mondo narrativo dell’autore, una costruzione a strati, racconto dopo racconto, con le idee che crescono man mano che si procede con la lettura, diventano più articolate, vengono definite sempre più nel dettaglio. In itinere. Come le navi.
Non è un caso che sia proprio una nave il filo conduttore dei quattro racconti di questa prima parte: la Robredo, che torna e ritorna e ritorna, come i personaggi (sempre diversi a ogni racconto ma che non vanno dimenticati perché pronti a rispuntare), più dei personaggi.
Quando le idee narrative diventano solide, pronte a reggere la storia che sarà un romanzo, ecco arrivare Naila, filo conduttore della seconda metà di “Cronache di Mondo9”, Mechardionica. I cinque racconti “Mechardionica”, “Abradabad”, “Coriolano”, “Bastian” e “Miserable” gettano le basi per il futuro Naila di Mondo9, presentano una piccola Naila e cominciano a intessere legami tra i personaggi (Naila, Asur e Sargàn), eppure non è questo il loro scopo più importante. È infatti in questa seconda parte che arriva l’idea migliore, sbocciata da quel Morbo già accennato negli ultimi due racconti della prima parte. È lo stadio terminale del Morbo: i mechardionici.
Come nella prima parte, anche in questa seconda l’idea si va definendo racconto dopo racconto, aggiungendo particolari che poi si riveleranno fondamentali e bellissimi, come la metallingua.
Non solo quindi la forma del romanzo ma anche quella del racconto dona a Mondo9. Sarà per i tanti elementi che possono essere presi e messi in risalto. Sarà perché quando il mondo narrativo diventa così solido ci puoi costruire sopra tutte le storie che vuoi. Sarà perché una scrittura buona come quella di Dario Tonani sa gestire al meglio tutte le lunghezze.
Proprio sulla scrittura, però, lascio la nota amara sul fondo della recensione. Nei racconti della seconda parte mancano le righe vuote di separazione che consentono di saltare da una scena all’altra, quelle che, per intenderci, sarebbero l’equivalente di un cambio di capitolo in un romanzo. Ecco, io non so se è stata una semplice dimenticanza durante l’impaginazione o una scelta stilistica, ma l’ho trovata infelice in entrambi i casi: proprio dove i racconti si fanno più complessi e lunghi, si sente la necessità di uno stacco netto, anche visivo, tra i vari blocchi narrativi. Se proprio necessario, avrei utilizzato la dissolvenza (a questo mi riferisco quando mi chiedo se sia di scelta stilistica) in racconti più brevi, dove non si corre troppo il rischio di dare al lettore un senso di smarrimento o confusione.
L’immagine d’insieme che mi aveva dato il romanzo appena pubblicato da Mondadori e subito divorato era stata una cartolina che proveniva insieme dal passato, con i richiami all’ambientazione di Dune e ai robot/umani di Asimov, e dal futuro, con l’originalità delle trovate di Tonani, tra tutte l’idea bellissima del Morbo e dei mechardionici. Proprio come una cartolina o un bel depliant pubblicitario, “Naila” ha stuzzicato la mia curiosità, mi ha promesso così tanto da indurmi ad andare a scoprire meglio quel mondo. E ha mantenuto le promesse.
A differenza di Naila di Mondo9, Cronache di Mondo9 non è un romanzo ma una raccolta di racconti, più o meno lunghi, più o meno complessi. Nove, per l’esattezza. E non poteva essere altrimenti.
È diviso in due parti, ciascuna delle quali approfondisce un aspetto della storia. La prima parte, Mondo9, che comprende i racconti “Cardanica”, “Robredo”, “Chatarra” e “Afritania”, è la vera e propria presentazione del mondo in cui ci troviamo immersi: attraverso questi primi quattro racconti si fa conoscere al lettore l’ambientazione, si presentano le prime idee, si batte il chiodo sul concetto delle navi, perché è già chiaro che tutto graviterà intorno a loro. Sono le navi, più che gli uomini che hanno a che fare con esse, le vere protagoniste di questa prima parte e ciascun racconto contribuisce a farcene comprendere la complessità: dagli pneumosnodi in “Cardanica” alle uova in “Robredo” fino agli Interni in “Afritania”, ogni racconto aggiunge un pezzo, come se il lettore costruisse il suo modellino di nave intanto che l’autore ne fa il disegno.
In questa prima parte è infatti forte la sensazione di assistere quasi in diretta alla costruzione del mondo narrativo dell’autore, una costruzione a strati, racconto dopo racconto, con le idee che crescono man mano che si procede con la lettura, diventano più articolate, vengono definite sempre più nel dettaglio. In itinere. Come le navi.
Non è un caso che sia proprio una nave il filo conduttore dei quattro racconti di questa prima parte: la Robredo, che torna e ritorna e ritorna, come i personaggi (sempre diversi a ogni racconto ma che non vanno dimenticati perché pronti a rispuntare), più dei personaggi.
Quando le idee narrative diventano solide, pronte a reggere la storia che sarà un romanzo, ecco arrivare Naila, filo conduttore della seconda metà di “Cronache di Mondo9”, Mechardionica. I cinque racconti “Mechardionica”, “Abradabad”, “Coriolano”, “Bastian” e “Miserable” gettano le basi per il futuro Naila di Mondo9, presentano una piccola Naila e cominciano a intessere legami tra i personaggi (Naila, Asur e Sargàn), eppure non è questo il loro scopo più importante. È infatti in questa seconda parte che arriva l’idea migliore, sbocciata da quel Morbo già accennato negli ultimi due racconti della prima parte. È lo stadio terminale del Morbo: i mechardionici.
Come nella prima parte, anche in questa seconda l’idea si va definendo racconto dopo racconto, aggiungendo particolari che poi si riveleranno fondamentali e bellissimi, come la metallingua.
Non solo quindi la forma del romanzo ma anche quella del racconto dona a Mondo9. Sarà per i tanti elementi che possono essere presi e messi in risalto. Sarà perché quando il mondo narrativo diventa così solido ci puoi costruire sopra tutte le storie che vuoi. Sarà perché una scrittura buona come quella di Dario Tonani sa gestire al meglio tutte le lunghezze.
Proprio sulla scrittura, però, lascio la nota amara sul fondo della recensione. Nei racconti della seconda parte mancano le righe vuote di separazione che consentono di saltare da una scena all’altra, quelle che, per intenderci, sarebbero l’equivalente di un cambio di capitolo in un romanzo. Ecco, io non so se è stata una semplice dimenticanza durante l’impaginazione o una scelta stilistica, ma l’ho trovata infelice in entrambi i casi: proprio dove i racconti si fanno più complessi e lunghi, si sente la necessità di uno stacco netto, anche visivo, tra i vari blocchi narrativi. Se proprio necessario, avrei utilizzato la dissolvenza (a questo mi riferisco quando mi chiedo se sia di scelta stilistica) in racconti più brevi, dove non si corre troppo il rischio di dare al lettore un senso di smarrimento o confusione.
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