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Recensione: L'emporio dei piccoli miracoli, di Keigo Higashino

Titolo: L'emporio dei piccoli miracoli
Autore: Keigo Higashino
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 340
Prezzo: 9,99 € (ebook), 18,50 € (cartaceo)

Voto: 5/5

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Questo ebook ci è stato gentilmente offerto da Sperling & Kupfer in cambio di una recensione onesta.

Quarta di copertina: 

Tre giovani ladri un po' pasticcioni - Shota, Kohei e Atsuya - hanno appena svaligiato una casa in una piccola cittadina di campagna, quando vengono lasciati a piedi dall'auto con cui sarebbero dovuti scappare. Decidono allora di nascondersi in un vecchio negozietto che sembra abbandonato, l'Emporio Namiya. Nel cuore della notte, però, succede qualcosa di strano: una lettera viene infilata sotto la serranda abbassata del negozio. È una richiesta di aiuto, indirizzata all'anziano proprietario dell'Emporio, che anni addietro era diventato celebre perché dispensava massime di saggezza e consigli di vita a chiunque gli chiedesse una mano. I tre, così, decidono di fare le sue veci e depositano una risposta scritta fuori dalla porta. Shota, Kohei e Atsuya, pensando di aver risolto la questione, tornano a discutere della fuga all'alba, ma dopo qualche istante giunge la replica, e questa volta capiscono che incredibilmente quelle lettere sono inviate da qualcuno che vive nel 1979, più di trent'anni indietro rispetto al loro presente. Da quel momento, le lettere di aiuto si moltiplicano, inviate da nuovi mittenti, ognuno con i propri problemi, tutti diversi e tutti complicati. Coinvolti in quella bizzarra macchina del tempo, i tre ladri decideranno di prestare il proprio aiuto a tutti quelli che lo richiedono, provando con le loro risposte a cambiare, in meglio, il passato. Scegliendo il miglior destino possibile per quei perfetti sconosciuti.

Recensione di Antonella:

Ho scelto di leggere questo libro perché sono rimasta affascinata dalla quarta di copertina, pur serbando il timore che, proprio perché così particolare, alla fine si sarebbe rivelato deludente. Beh, non potevo fare scelta migliore: il romanzo non solo mantiene un ritmo piacevole e regolare, ma è supportato da una storia davvero singolare e ben concepita, e da personaggi convincenti, veri e interessanti. Ma andiamo per ordine.

La trama è piuttosto intricata a causa dei salti nel tempo, ma è tremendamente affascinante. Ci sono molti personaggi, ognuno con i propri tratti peculiari e la propria storia, e tutte queste vicende vengono raccolte all’interno della trama principale, che fa un po’ da contenitore. I punti di congiunzione tra tutti i personaggi in gioco sono essenzialmente due: l’emporio Namiya, cui i vari protagonisti si rivolgono per chiedere consiglio, e la comunità per minori Marumitsuen, cui molti di loro sono legati per vie diverse.
Dicevo che la trama è intricata, e in effetti è così: si inizia nel presente, con i tre giovani fuggiaschi che si ritrovano in un vecchio negozio, dopo un furto, e per puro caso ricevono una lettera con la richiesta di un consiglio. Quando si rendono conto che la missiva proviene dal passato, decidono di prendere parte a questa specie di gioco, impegnandosi per la prima volta nella loro vita per il bene di qualcun altro e senza ricevere nulla in cambio.

«Che sia per scherzo o per dispetto, le persone che mandano quelle lettere all’Emporio Namiya non sono poi tanto diverse da chi chiede un consiglio. Gli si è aperta una crepa nel cuore, e da quella crepa fluisce fuori qualcosa di importante. Te lo dimostra il fatto che quella gente viene ugualmente a prendere le risposte, a guardare nella cassetta del latte. È più forte di loro: vogliono sapere cosa ha risposto il vecchietto del Namiya alle loro lettere. Riflettici un attimo: anche se si tratta di domande stupide, richiede comunque un bello sforzo pensarne più di trenta. E, dato che ha faticato tanto, non è affatto vero che non vuole nessuna replica. Per questo mi sforzo di pensarci con grande attenzione e gli rispondo. Non si deve mai ignorare la voce del cuore delle persone.»(Yūji Namiya)

Il libro, però, non prosegue su questa riga, ovvero con i tre ragazzi che ricevono lettere alle quali rispondono. A ben vedere, un romanzo di questo tipo avrebbe rischiato di diventare noioso, a un certo punto. Higashino mi ha colpita molto per la maestria che ha saputo mettere in atto nel concepire una trama così completa, intricata e allo stesso tempo piacevoele e accattivante, capace di tenere il lettore incollato una pagina dopo l’altra. Accade quindi che la scena si sposta nel passato, quando è il vecchio signor Namiya, il proprietario dell’emporio, a rispondere alle richieste che giungono in negozio. Non voglio anticipare troppo, perché ritengo che sarebbe un peccato ai fini del godimento della lettura; vi basti sapere che il filo narrativo si sposta dal presente al passato, per poi spostarsi all’interno del passato stesso e riconnettersi col futuro. Facile, no?

Nonostante i personaggi siano tanti, il modo in cui le loro vicende sono narrate fa sì che il lettore si senta coinvolto e si appassioni alle loro storie, che sono molto umane, raccontate con semplicità e profondità, senza sconfinare mai nel dramma, anche quando lo scivolone sarebbe sin troppo facile. I sentimenti sono sempre contenuti, non li si lascia liberi di esporsi in tutta la loro forza. Mi sono chiesta se questo aspetto non sia collegato a un modo orientale (giapponese, nella fattispecie) di concepire l’esternazione delle emozioni. A tal proposito, devo aggiungere che questo è il primo romanzo di un autore nipponico che leggo. Ho apprezzato molto il fatto di accostarmi a questa cultura: la descrizione degli ambienti, della società, del modo di vivere sono chiaramente tipici del Giappone. Ho trovato divertente confrontarmici, è stata un’esperienza piacevole.

L’emporio dei piccoli miracoli è un romanzo notevole, cui accostarsi con fiducia, senza lasciarsi sopraffare dalle iniziali difficoltà nel venire a capo dei salti temporali e delle numerosi informazioni legate ai destini di tanti personaggi. Occorre procedere con calma, una pagina dopo l’altra, le risposte arrivano da sole e la trama si chiarisce sempre più, fino ad arrivare al finale che, a parer mio, conferma l’abilità dell’autore. Higashino ha tirato le fila della sua narrazione con mano capace, regalandoci un vero e proprio gioiellino.



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