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Recensione: Ripartire da zero, di S.C. Wynne

Titolo: Ripartire da zero
Autore: S.C. Wynne
Editore: Triskell Edizioni
Pagine: 198
Prezzo: 3,99 € (ebook)

Voto: 3/5

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Questo ebook ci è stato gentilmente offerto da Triskell Edizioni in cambio di una recensione onesta.

Quarta di copertina: 

La vita non è stata generosa con Francis Murphy. È riuscito a sopravvivere per ventun anni prostituendosi e accettando l’elemosina di qualche persona gentile. Ma quando il ricovero per i senzatetto viene devastato dai vandali, è costretto a chiedere del cibo alla Chiesa della Grazia e della Luce, ed è lì che incontra il figlio del pastore, Randy.
Randy Wright cerca sempre il lato migliore delle persone. È immediatamente attratto da Francis, anche se il giovane è duro e diffidente. Quando Francis viene attaccato da uno dei suoi clienti, Randy e la sua famiglia lo accolgono in casa e gli offrono un lavoro temporaneo. Randy aveva sempre pensato di essere etero, ma qualcosa in Francis gli fa desiderare un rapporto che vada oltre l’amicizia: possibile che sia bisessuale?
Anche Francis è attratto da Randy e sia il ragazzo che i suoi genitori si sono sempre dichiarati sostenitori dei diritti gay. Ma a parole sono tutti bravi. Che possibilità ci sono che quei genitori cristiani restino di mentalità aperta, quando è il loro stesso figlio a intrattenere una relazione con un altro uomo?

Recensione di Antonella:

Se dovessi scegliere una definizione per Ripartire da zero di S. C. Wynne, sarebbe "romanzo semplice e piacevole, poco impegnativo". Sono gli aggettivi che mi ripetevo più spesso durante la lettura, e che hanno trovato conferma una volta terminata l’ultima pagina.
Ho scelto di leggere questo libro perché dalla trama si evinceva una situazione molto interessante: due genitori dalla mentalità molto aperta, persone di chiesa (il padre è un pastore evangelico), che accolgono nella loro comunità religiosa tutti, compresi gli omosessuali, alle prese con il figlio Randy, che si dichiara tale. Ero decisamente curiosa di scoprire come l’autrice avrebbe gestito la faccenda.
E la gestisce, questo sì, in maniera semplice. Forse troppo semplice, a parer mio. Gli spunti per rendere molto più corposa la trama li avrebbe avuti, ha scelto però una via più rosea, per così dire, perciò la difficoltà che a mio avviso faceva da cardine a tutto il libro si è ridotta a una mera preoccupazione transitoria, neanche tanto sentita da parte di Randy. Intendiamoci, ne sono anche contenta, non è detto che tutte le volte i protagonisti dei romanzi debbano patire le pene dell’inferno, però un pochino di tensione in più non avrebbe guastato.

«Mi ricordo di aver sentito una politicante dire una volta che credeva nel diritto di scelta delle donne, ma che lei per prima, non sapeva se ce l’avrebbe mai fatta ad abortire. Suppongo che sia possibile difendere i diritti altrui, anche se non si è sicuri al cento per cento che saremmo in grado di prendere le stesse decisioni. E questo non fa di te una cattiva persona.»

Un altro tema forte è costituito dal fatto che il giovane protagonista, Francis, viva per strada, facendo il prostituto per mantenersi. In questo caso l’autrice ha giocato fino in fondo le sue carte, arrischiando anche una crudezza che però ha la sua ragion d’essere. Francis descrive la realtà senza filtri, lasciando ben poco all’immaginazione per quanto riguarda le sue difficoltà e anche la sua professione. A volte, tra una pagina e l’altra, occorre ricordare che indorare la pillola non è sempre una buona cosa, così da poter accettare di buon grado alcuni passaggi che a qualcuno potrebbero suonare scomodi. Un esempio è dato quasi immediatamente, nelle prime pagine, quando Francis parla di sua madre:

Potevo ammettere liberamente che non avevo una grande fiducia nella razza umana. Uno dei miei primi ricordi, era di mia madre che vendeva il mio cappottino pesante per comprarsi una dose. L’unico lato positivo di quel relitto umano di mia madre, è che per me è stata un ottimo deterrente verso le droghe pesanti. Al massimo avevo fumato un po’ di erba.Del resto non potevo neanche permettermi la marijuana. Non avevo capacità lavorative, almeno non quelle che impari al college. L’unica cosa che potevo vendere, era il mio corpo. Ero bravo anche a imbrogliare le persone se ne avevo l’opportunità. Ma preferivo prostituirmi piuttosto che truffare, perché entrambe le parti erano d’accordo e nessuno restava fregato. Si trattava di commercio. Tu usi il mio corpo e io prendo i tuoi soldi. Era semplice e chiaro e la mia coscienza dormiva più tranquilla.

È necessario conoscere il mondo in cui si muove Francis, per poter dare un senso al seguito del libro. Per poter comprendere maggiormente la sua diffidenza, quando finalmente gli viene tesa una mano dal pastore Wright e dalla sua famiglia. Per poter meglio apprezzare il suo percorso di crescita e di redenzione, non in senso religioso, bensì umano.

Al di là del mio parere a proposito della tematica poco approfondita dell’accettazione dell’omosessualità, devo dire che nel complesso la trama è stata costruita a dovere, pur nella sua semplicità: nulla è stato lasciato al caso, le situazioni aperte vengono opportunamente risolte, il filo della narrazione scorre preciso e pulito dall’inizio alla fine. Non si può parlare di colpi di scena particolarmente rilevanti, ma i risvolti chiave del racconto sono ben inseriti e altrettanto ben costruiti, tanto da essere sufficienti a mantenere viva l’attenzione del lettore.  
I personaggi sono tratteggiati abbastanza bene, sia a livello caratteriale sia psicologico, soprattutto Francis, del quale ci viene offerto un quadro molto più completo rispetto agli altri, che per contro finiscono sullo sfondo. Per quanto riguarda la figura di Patricia, madre di Randy, l’autrice lascia trasparire i suoi dubbi e le sue lotte interiori, che sarebbe stato opportuno esplorare un po’ di più.

Si tratta in generale di una buona lettura, gradevole e leggera, che secondo me gli amanti del genere apprezzeranno. È un romanzo che apre alcuni cassetti anche dolorosi, per certi versi, ma che tutto sommato lascia al lettore  un senso di speranza, che oggigiorno non è poca cosa.



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