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Recensione: La collina del vento, di Carmine Abate

Titolo: La collina del vento
Autore: Carmine Abate
Editore: Mondadori
Pagine: 260
Prezzo: 7,99 € (ebook), 13,00 € (cartaceo, ora scontato a 11,05 €)

Voto: 4/5

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Quarta di copertina: 

Impetuoso, lieve, sconvolgente: è il vento che soffia senza requie sulle pendici del Rossarco, leggendaria, enigmatica altura a pochi chilometri dal mar Jonio. Il vento scuote gli olivi secolari e gli arbusti odorosi, ulula nel buio, canta di un antico segreto sepolto e fa danzare le foglie come ricordi dimenticati.
Proprio i ricordi condivisi sulla "collina del vento" costituiscono le radici profonde della famiglia Arcuri, che da generazioni considera il Rossarco non solo luogo sacro delle origini, ma anche simbolo di una terra vitale che non si arrende e tempio all'aria aperta di una dirittura etica forte quanto una fede. Così, quando il celebre archeologo trentino Paolo Orsi sale sulla collina alla ricerca della mitica città di Krimisa e la campagna di scavi si tinge di giallo, gli Arcuri cominciano a scontrarsi con l'invidia violenta degli uomini, la prepotenza del latifondista locale e le intimidazioni mafiose. Testimone fin da bambino di questa straordinaria resistenza ai soprusi è Michelangelo Arcuri, che molti anni dopo diventerà il custode della collina e dei suoi inconfessabili segreti. Ma spetterà a Rino, il più giovane degli Arcuri, di onorare una promessa fatta al padre e ricostruire pezzo per pezzo un secolo di storia familiare che s'intreccia con la grande storia d'Italia, dal primo conflitto mondiale agli anni cupi del fascismo, dalla liberazione alla rinascita di un'intera nazione nel sogno di un benessere illusorio.Carmine Abate dà vita a un romanzo dal ritmo serrato e dal linguaggio seducente, che parte da Alberto, il tenace patriarca, agli inizi del Novecento, passa per i suoi tre figli soldati nella Grande Guerra e per tutte le sue donne forti e sensuali, e giunge fino a Umberto Zanotti-Bianco, all'affascinante Torinèsia e all'ultimo degli Arcuri, uomo dei nostri giorni che sceglie di andare lontano. La collina del vento è la saga appassionata e coinvolgente, epica ed eroica di una famiglia che nessuna avversità riesce a piegare, che nessun vento potrà mai domare.

Recensione di Ariendil:

La Collina del Vento di Carmine Abate, vincitore del Premio Campiello 2012, è un libro fatto non solo di parole ed è una storia fatta non solo di eventi, luoghi e personaggi. Ciò che contraddistingue questo testo, come peraltro tutta la produzione letteraria di Carmine Abate, sono gli odori, i sapori, i colori, le sensazioni che la terra è capace di dare. Qui si parla di Spillace, piccolo paese della campagna calabrese, e della collina di Rossarco su cui esplode il rosso della sulla e dell’amore, volano rondini bianche e sogni di tempi andati. E sotto la quale si nasconde forse l’antica città di Krimisa con tutti i suoi tesori e i suoi misteri.
Misteri aleggiano anche sopra la terra del Rossarco, proprietà della famiglia Arcuri, di cui vengono presentate ben tre generazioni durante l’arco narrativo del romanzo, che alterna capitoli al presente con la voce narrante di Rino, ultimo (ancora per poco) discendente degli Arcuri, e capitoli al passato che seguono gli eventi delle generazioni precedenti. Tra questi misteri vi è il ritrovamento di un sacchetto di monete antiche da parte del bisnonno di Rino, ma anche di due cadaveri che il padre ha visto da bambino e che sono stati rinvenuti nel corso dei primi scavi archeologici per la ricerca di Krimisa. Sono scintille che illuminano un racconto dai toni pacati, simili a bagliori nella brace di un camino che tiene al caldo nelle serate autunnali. E sono scintille che aspettano di divampare proprio grazie a Rino, che si ritrova a ereditare dal padre i segreti della sua terra d’origine, proprio lui che l’ha lasciata per seguire la vita che l’ha portato via, tra le montagne del lontano Trentino.
Meno struggente rispetto ad altri lavori di Abate, forse perché l’autore qui non calca la mano sulla nostalgia di casa che morde allo stomaco chi se ne va, ma segue le vicende di chi resta.
Sempre pregevolissimo.



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