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Recensione: Storia della nostra scomparsa, di Jing-Jing Lee

Titolo: Storia della nostra scomparsa
Autore: Jing-Jing Lee
Traduttore: Stefano Tummolini
Editore: Fazi Editore
Pagine: 300 ca.
Prezzo: 9,99 € (ebook) e 17,00 € (cartaceo)

Voto: 5/5

Puoi acquistarlo QUI nel formato ebook, e QUI in quello cartaceo.
Disponibile dal 16 gennaio.

Questo ebook ci è stato gentilmente offerto da Fazi Editore in cambio di una recensione onesta.

Quarta di copertina:

Quando nel 1942 le truppe giapponesi invadono Singapore, l’unica soluzione per tenere al sicuro le donne è farle sposare il più presto possibile o farle travestire da uomini. Spesso però a nulla valgono questi espedienti contro la violenza dei militari. È ciò che accade alla giovanissima Wang Di, che viene portata via con la forza dal suo villaggio e dalla sua famiglia per essere condotta insieme ad altre donne di ogni età in una comfort house, dove lavorerà per tre anni come comfort woman, ovvero come schiava sessuale dei militari giapponesi. Ha così inizio la lenta e radicale “scomparsa” di Wang Di: dall’identificazione con il suo alter ego giapponese Fujiko, alla disumanizzazione provocata dalle crudeltà subite a opera dei soldati giapponesi, fino al senso di vergogna in seguito al suo ritorno nel villaggio dove è nata. Nel 2000 sarà Kevin, un timido ragazzino di tredici anni, determinato a scoprire la verità sulle origini della sua famiglia, a svelare i segreti di un passato inconfessabile e a dare finalmente voce alla memoria dolorosa e a lungo taciuta degli orrori della seconda guerra mondiale

Recensione di Daniela:


Storia della nostra scomparsa è un libro intenso, profondo, delicato ma allo stesso tempo crudo, una lettura che resta dentro nel tempo. Ma andiamo con ordine.
Il testo si divide in più punti di vista, due in prima persona e uno in terza, divisi  a loro volta in capitoli che ci permettono di individuare subito la voce narrante, sia per l’intestazione del testo sia perché si alternano ciclicamente. Il racconto in terza segue il presente di Wang Di, la protagonista femminile, i due in prima seguono il presente di Kevin, un ragazzino, e il passato di Wang Di, narrato appunto da lei stessa.
La storia, come avrete letto, è tratta da una vicenda storica drammatica e non molto conosciuta. L’intensità emotiva di un simile racconto mi aveva messa in soggezione e temevo la lettura di questo libro. Le prime pagine, però, mi hanno completamente conquistata. Lo stile è fantastico, l’uso del linguaggio elegante e leggero. Una cosa che ho pensato leggendo è che fosse un testo “sincero”. Per spiegarmi, ho trovato verità in quello che diceva, nei piccolissimi gesti e pensieri dei protagonisti, nelle sensazioni provate, nei comportamenti e reazioni che me li ha fatti apparire fin dalle prime parole come entità reali, persone fisiche in carne e ossa davanti ai miei occhi. Percepivo i loro pensieri come miei e ho riconosciuto in alcune loro emozioni (fortunatamente solo del presente) quelle che io ho provato in alcuni momenti della mia vita, espressi con semplicità e intensità incredibili. Persino i personaggi poco o per niente presenti, come la nonna di Kevin o il Vecchio, marito di Wang Di, sono vivi, ben caratterizzati e descritti così bene, seppur da piccole cose, che sembra quasi di conoscerli.
Lo stile, come detto, è elegante, non credo ci siano altre parole. I fatti narrati sono duri, colpiscono allo stomaco come un vero pugno, e il libro non fa molti sconti, racconta quello che è accaduto, la realtà orribile che quelle povere donne e bambine hanno dovuto subire durante e dopo il loro inferno in terra, ma non è mai morboso, non è mai eccessivo. La sofferenza è palpabile, le coincidenze così crudeli e realistiche da far male, le ingiustizie inaccettabili, la lacrima scende inesorabile, soprattutto in alcuni punti, ma non si ha mai voglia di abbandonare la pagina per il “troppo” descritto.
Ho molto apprezzato l’idea di alternare i vari racconti, che permette di prendere fiato dalla storia del passato e alimentare il desiderio di sapere come proseguono i vari fili dell’unica tela che è il testo. Mi ha anche colpito come questa storia si dirami in varie direzioni, non solo il ricordo delle atrocità commesse in guerra e la disumanizzazione subita dalle vittime, ma anche di quello che questa porta in una famiglia e in un villaggio, della doppia violenza che hanno subito queste vittime una volta tornate a casa, colpevolizzate per le sofferenze subite, la vergogna e la disperazione che hanno provato, ma anche la storia di chi è “rimasto a casa”, per così dire, i mille altri drammi e perdite che porta con sé la guerra, non dimenticando anche uno sguardo ai “cattivi della storia”, anch’essi giovani esseri umani dietro la loro mostruosità, con traumi e dolori. Eppure la cosa che colpisce di più è che, nonostante tutto questo, credo che il libro sia un racconto d’amore: quello di Wang Di per la sua famiglia e per chi non posso dire (spoiler), l’amicizia delle ragazze della casa, il dolcissimo amore del Vecchio per lei, l’amore di Kevin per la nonna e per i suoi genitori e così via. Il libro trabocca di amore, non un amore palese, ma uno più profondo, più intenso, che si percepisce più che leggerlo.
Avrei mille altre cose da dire su Storia della nostra scomparsa, ma lascio a voi la scoperta di tutto il resto.
Posso solo dire che mi ha lasciato qualcosa, ho sentito nettamente un tassello dentro di me che si è spostato, forse in modo impercettibile ma di sicuro permanente. Per farvi capire quanto lo consiglio, vi dirò che nonostante lo abbia ricevuto gratuitamente in formato digitale per la recensione, molto probabilmente ne comprerò una copia cartacea.


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