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Recensione: La stagione arida di Minerva Jones, di Francesca Borrione

Titolo: La stagione arida di Minerva Jones
Autore: Francesca Borrione
Editore Les Flâneurs Edizioni
Pagine: 226
Prezzo: 15,00 € (cartaceo), 2,99 € (ebook)

Voto: 4/5

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Quarta di copertina: 

Minerva ha diciassette anni, gli occhi grigi di suo padre e un'ombra di capelli che pochi ricordano come fossero. Veste abiti più grandi di lei, ormai fuori moda, e cammina nei suoi consunti stivali bordeaux, ai margini di un paese e di una vita con cui non è più in sintonia. Come la Minerva Jones di Lee Masters è assetata di amore e di vita, ma niente sembra essere adatto a lei, tranne le beffe che si fanno gli altri, William e Albert primi fra tutti. Quando, dopo l'estate, torna a casa da suo padre, però, qualcosa cambia e il destino diventa imprevedibile e scostante. Tenace come un fiore che affonda le radici nel terreno più ostile, e si nutre delle gocce di rugiada che può rubare a dispetto del mattino grigio e freddo, Minerva ha un'importante lezione di vita da dare a tutti, stipata nei suoi silenzi: se «le persone sanno soltanto quello a cui vogliono credere», l'amore è più forte di tutto. E lo merita anche lei.

Recensione di Silver:

Ho acquistato questo libro appena la casa editrice ha reso disponibile la versione ebook perché volevo leggerlo assolutamente. Di Francesca Borrione ho già letto L'uomo che attraversò il tempo per me (recensione qui: https://silently-aloud.blogspot.com/2013/07/luomo-che-attraverso-il-tempo-per-me.html) ed ero rimasta piacevolmente colpita dal suo stile. Stile che con gli anni è maturato tantissimo, tanto che con La stagione arida di Minerva Jones la Borrione dà una vera prova delle sue capacità. Un libro, questo, che secondo me dovrebbe trovarsi esposto in tutte le librerie. Perché, e lo dico con sincerità, merita.
Ma non voglio mentire: qualcosa che mi ha fatto un po' storcere il naso c'è, per questo ho assegnato solo 4 stelline su 5.
Ma andiamo con ordine.
Di cosa si parla?


Minerva è una giovane ragazza che torna in paese dopo essere stata via durante le vacanze estive. Tutti, al villaggio, la credono pazza e come tale la trattano e maltrattano. Dai compagni di scuola, che le fanno scherzi crudeli perché tanto lei non parla mai, agli insegnanti e addirittura al preside. Tutto il paese è contro Minerva Jones.
William è il figlio del sindaco, sovraccaricato dalle aspettative degli altri, insicuro e incapace di ribellarsi a un futuro che per lui è già stato scritto.
I protagonisti del romanzo sono, dunque, questi due diciassettenni. La vittima e l'aguzzino.
Volendo restare superficiali potremmo dire di trovarci davanti a un romanzo d'amore, ma sarebbe davvero sbagliato affermarlo. Non che non lo sia, i due giovani iniziano quasi subito a frequentarsi, ma quello che leggiamo fra le pagine non è solo lo sbocciare di un amore adolescenziale, ma anche e soprattutto la scoperta di due anime, della loro essenza più profonda.
Minerva è la ragazza che tutto sopporta, carica di sentimenti che non sa come esprimere, si chiude in se stessa e pensa che così facendo vivrà con meno problemi. William viene descritto come il bullo, ma anche come vittima della società. L'autrice non giustifica in alcun modo le ingiustizie commesse da lui o dai suoi compagni, sia chiaro, solo che attraverso le sue parole affrontiamo un altro argomento non meno importante del bullismo: la passività davanti alle aspettative della società, l'apatia verso ciò che ci circonda.
Siamo troppo abituati a lasciar scorrere il tempo, la vita, pensando di non poterla cambiare, pensando che lì dove ci troviamo sia il posto che ci è stato assegnato dal destino, accettandolo senza nemmeno provare a chiederci se è anche quello che davvero vogliamo. William inizia, invece, a porsele certe domande  e lo fa pian piano, mentre scopre l'anima di Minerva e si avvicina alla letteratura. "I libri sono il cibo della mente" e così Minerva nutre la mente di William, che ormai si è scoperto affamato di sapere, si è scoperto affamato di vita, ma di quella che desidera lui, non quella imposta dal resto della società.
E come è giusto che sia, arriva il momento di ribellione per entrambi. Di ribellione verso la vita condotta fino ad allora ma anche verso il resto del mondo.
E mi fermo qui, perché che i due si sarebbero incontrati non è un mistero, visto che vengono citati nella trama, ma il come, il cosa e il quando bisogna scoprirli leggendo il romanzo.
Lo stile di Francesca Borrione è scorrevole e ben studiato, ha la forza di riuscire a catturare il lettore e condurlo all'interno non solo della storia ma anche dell'anima dei personaggi, con un punto di vista onnisciente con focalizzazione interna multipla, anche se ovviamente si concentra soprattutto sui due protagonisti.
La scrittura mi è piaciuta molto perché è quel tipo di scrittura che porta a riflettere. Ho trovato che l'importante, mentre leggevo, non fosse solo la storia, ma proprio il voler condurre a una riflessione facendoci conoscere a fondo i personaggi, i loro pensieri e ciò che guida le loro azioni.
Ora, però, vorrei esprimere anche quello che non mi ha convinta del tutto.
Innanzitutto trovo poco credibile che un'intera cittadina sia fatta di gente senza un minimo di umanità. L'umanità è nascosta sotto strati e strati di superstizione, egoismo, bigotteria e quant'altro. Non dico che non esistano persone del genere, ma un intero paese, tutto uguale, no. Da ex-insegnante, inoltre, trovo troppo improbabile l'atteggiamento dei docenti e del preside della scuola di Minerva e William. Può esserci l'insegnante stronzo (passatemi il termine, perché così si sono comportati nel romanzo), ma non possono esserlo tutti.
Ho trovato troppo affrettata la parte del climax di cui non posso nemmeno dire molto perché poi dovrei scrivere uno spoiler enorme. In ogni caso diciamo che a un certo punto succede un gran bel casino e la cosa è stata resa un po' troppo frettolosamente. E, infine, avrei approfondito qui e là altre cosette, fatti e personaggi, forse proprio per dare una personalità al paese, che ora risulta come una macchietta, utile agli scopi della trama, sì, ma finisce lì.
Per quanto riguarda il testo, trovo che siano state lasciate troppe ripetizioni ed è sfuggito anche qualche refuso, ma sono soprattutto le prime ad avermi fatto storcere il naso.
Torno però a ripetere che è un libro sicuramente sopra la media se si va a paragonare ai testi pubblicati dalle piccole case editrici o dai self, un libro che secondo me merita di essere letto. Francesca Borrione è riuscita un'altra volta a sorprendermi in positivo e sicuramente consiglio il suo romanzo La stagione arida di Minerva Jones.



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