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Recensione: Cibola Burn. La cura (The Expanse #4), di James S. A. Corey

TitoloCibola Burn. La cura (The Expanse #4)
Autore: James S. A. Corey
Editore: Fanucci
Pagine: 608
Prezzo: 0,99 € (ebook), 16,15 € (cartaceo)

Voto: 5/5

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Quarta di copertina: 

Quando i portali che collegano a mondi lontani sono stati aperti e la via per la colonizzazione della nuova frontiera tracciata, orizzonti luminosi si sono spalancati di fronte all'umanità, portatori di conoscenza e benessere. Eppure qualcosa sembra non essere andato per il verso giusto. Ilus, il primo pianeta della nuova frontiera a essere colonizzato dagli umani, è sconvolto dalla violenza. I coloni lottano per affrancarsi da un potere dispotico e soverchiante, che reprime nel sangue ogni anelito di indipendenza e stronca ogni progetto di creazione di un mondo veramente nuovo, sintesi di umano e alieno. James Holden e il suo equipaggio vengono spediti a bordo della Rocinante nel bel mezzo della rivolta. La loro è una missione impossibile: trovare uno spiraglio di pace tra tanta violenza e restituire ordine a un caos che ormai sembra inarrestabile, perché da esso nasce il morbo, la pestilenza che minaccia l'universo e che sta uccidendo, insieme agli uomini, il sogno di civilizzazione fin lì intrapreso.


Recensione di Ariendil:

L’universo si è espanso.
L’Anello ha aperto la strada per altri sistemi solari, ciascuno dei quali con uno o più mondi con un’atmosfera ottimale per la vita umana, e la strada è stata percorsa.
I primi coloni sono i fuggitivi di Ganimede, che si sono stanziati abusivamente con le loro famiglie su Nuova Terra, ribattezzata Ilus, primo pianeta colonizzato al di fuori del nostro sistema solare. A loro si aggiungono i dipendenti della RCE, un’organizzazione privata che ha finanziato una missione di ricerca e sviluppo sul pianeta. Tra le due fazioni si accendono le prime scintille, destinate a divampare in una vera e propria guerra.
È James Holden a dover risolvere la situazione. Il capitano e il suo equipaggio raggiungono Ilus a bordo della Rocinante e da quel momento il filone narrativo dello scontro tra coloni si mescola a quello, tessuto fin dal primo libro, della protomolecola, che si vede finalmente nel suo habitat naturale. Acquisisce anche il ruolo di voce narrante negli splendidi interludi, in cui si riesce a mostrare, senza ricorrere a verbose spiegazioni e alzando invece il ritmo narrativo, il diverso modo di pensare di un organismo del tutto diverso da quello umano. Pezzi di bravura da grande penna.

– cerca di comunicare cerca di comunicare cerca di comunicare cerca di comunicare -.
Centotredici volte al secondo, non c’è risposta, ed esso cerca ancora di comunicare. Non prova frustrazione, anche se alcune sue parti lo fanno. Non è progettato per incorporare consapevolezza o volontà, ma per usare qualsiasi cosa trovi. Le menti al suo interno sono incistate, isolate. Vengono utilizzate quando servono, come tutto il resto, ed esso cerca di comunicare.

Rispetto al precedente Abaddon’s Gate, permeato da un leggero velo di inquietudine dovuto all’idea dell’ignoto, qui si torna a respirare l’aria dell’avventura. Il mistero c’è ancora e come potrebbe non esserci del mistero su un mondo sconosciuto abitato chissà quante ere prima da una specie aliena tecnologicamente tanto avanzata da aver creato la protomolecola (e inviata nel sistema solare, perché non ci dimentichiamo che così è iniziato tutto)? È un mistero che però ha superato la fase iniziale della paura, quella che ti inchioda prima del salto. Il salto è stato fatto. Ora è il mistero dell’avventura, della scoperta, della conoscenza.
Forse anche per questo, rispetto al precedente, Cibola Burn è un romanzo veloce, ai livelli del primo volume Leviathan, con la parte politica ridotta all’osso per quasi tutta l’estensione del libro, dominato invece dalle questioni locali di Ilus. Almeno fino all’epilogo, nel quale una vecchia conoscenza della saga getterà una luce nuova sull’intera vicenda, prospettando scenari tutti da scoprire.



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