Autore: Rebecca West
Editore: Fazi Editore
Pagine: 421
Prezzo: 9,99 € (ebook), 17,00 € (cartaceo)
Voto: 2/5
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Questo ebook ci è stato gentilmente offerto da Fazi Editore in cambio di una recensione onesta.
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Quarta di copertina:
Mentre lo scintillio degli anni Venti cede il posto alla Grande Depressione, Mary e Rose sono ormai due pianiste famose. Girano l'America soggiornando negli alberghi più esclusivi e vengono accolte come star alle feste d'élite, dove lo champagne scorre a fiumi e gli invitati sono ricchi, affascinanti e privilegiati. Di pari passo al lusso e al successo, si trovano però ad affrontare una società crudele e la volgarità di chi si finge amante della musica senza realmente comprenderla. Ma soprattutto le due gemelle non riescono a colmare il divario tra presente e passato e a intessere nuove relazioni; prostrate dal dolore per la scomparsa della cara madre e dell'adorato fratello, subiranno anche l'allontanamento dell'unica persona che sarebbe in grado di dare valore alle loro esistenze: l'affascinante cugina Rosamund, che ha inspiegabilmente sposato un uomo avido e volgare, la quale abbandona il suo lavoro per viaggiare all'estero con lui. In questo faticoso percorso di maturazione emotiva e artistica, le due donne si aggrapperanno sempre di più l'una all'altra e troveranno rifugio e ristoro nell'affettuosa e pacata umanità degli avventori del Dog and Duck - il pub sul Tamigi -, che ai loro occhi paiono trasformarsi quasi in figure mitologiche. Eppure, mentre il loro senso di inadeguatezza nei confronti della realtà continua a crescere, e Mary si ritira sempre di più a vita privata, c'è una sorpresa che attende Rose: la più deliziosa delle scoperte, l'amore, con tutta la potenza di una sensualità ancora da esplorare.
Recensione di Antonella:
Ero entusiasta per l’uscita del terzo libro della
saga “La famiglia Aubrey”, di Rebecca West: il primo volume mi aveva
affascinata, il secondo mi aveva dato motivo di apprezzamento, pur non
suscitando in me lo stesso entusiasmo del precedente, il terzo… ve lo racconto
adesso. Ma non sarà una passeggiata.
Anzitutto, devo precisare che le mie aspettative
erano molto alte: per la storia, lo stile dell’autrice e l’idea di chiudere la
saga, scoprendo che ne sarebbe stato dei personaggi e come si sarebbero
compiute le loro vicende.
Sin dalle prime pagine si ritrova lo stile della
West: descrizioni poetiche, capaci di trasmettere molteplici informazioni,
caratterizzando i personaggi e definendo le situazioni in modo ricco e aggraziato.
Sotto questo punto di vista, non sono certo rimasta delusa. Il problema sta nel
fatto che, stavolta, ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte a un mero
esercizio di virtuosismo letterario: l’autrice si diverte a giocare con le
parole, cercando la poesia, cercando la perfezione nel rendere un concetto
anche minimo, il problema è che accade poco o niente. Troppa filosofia, troppe
frasi fatte: manca quasi totalmente l’azione. Non ho mai provato il desiderio
di passare alla pagina successiva per sapere che cosa sarebbe successo. Se
dovessi scrivere in un elenco gli avvenimenti degni di nota, quelli che, per
intenderci, fanno da motore alla trama, non ne annoterei più di cinque. I
personaggi sono quasi fermi, evolvono in maniera minima, fatta eccezione per
Mary, la protagonista, che in effetti affronta un percorso interessante per
cui, alla fine del romanzo, risulta essere molto diversa rispetto all’inizio. È
un caso isolato, però; il resto è piatto come il mare durante la peggiore
bonaccia.
L’evento principale del libro dovrebbe essere il
matrimonio dell’amatissima cugina Rosamund, che risulta permeato dal mistero:
com’è possibile che la ragazza, così dolce, bella e buona, sia finita in sposa
a un uomo gretto e volgare, quantunque ricco sfondato? Possibile che si sia
sposata per denaro? Questo interrogativo accompagna tutto il romanzo, ma in
maniera troppo marginale, per cui non si giunge a una vera e propria resa dei
conti. Di fatto, poi, la cugina Rosamund, che dà il titolo al libro, compare
non più di un paio di volte e dice forse quattro battute in totale.
Le ambientazioni sono ricche e dettagliate, com’è
uso della West, ma non mi hanno trasmesso alcun sentimento, arrabbiata e
annoiata com’ero a causa della mancanza di azione. Certo, ribadisco che i
personaggi sono costruiti magistralmente e vengono presentati in modo
originale, ma la maggior parte di essi erano già conosciuti, mentre di quelli
nuovi solo pochi sono destinati a ricoprire un ruolo rilevante, gli altri
restano delle sorte di meteore, che poco o nulla aggiungono alla storia.
Insomma, è stata una lettura pesante, noiosa e che
mi ha delusa tantissimo, soprattutto a causa delle aspettative che nutrivo
all’inizio. Avevo puntato tutto sul finale, mi ero detta che mi avrebbe
ripagato del tedio, mi duole ammettere che non è stato
così. Le vicende aperte non vengono chiuse, si ha l’impressione che ci sarà un
quarto volume, ma il risultato è comunque insoddisfacente, da qualunque parte
lo si voglia considerare.
Non credo di dover aggiungere altro. Le
due stelline sono tutte per lo stile della West, perché quanto a trama e
coinvolgimento non ci siamo affatto.
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