Autore: Jessica Therrien
Editore: Dunwich Edizioni
Pagine: 317
Prezzo: 4,99 € (ebook), 14,90 (cartaceo)
Voto: 2,5/5
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Questo ebook ci è stato gentilmente offerto da Dunwich Edizioni in cambio di una recensione onesta.
Questo ebook ci è stato gentilmente offerto da Dunwich Edizioni in cambio di una recensione onesta.
Quarta di copertina:
Elyse ha fatto tutto il possibile per proteggere i suoi amici dalla minaccia del Consiglio. Finché crederanno che è morta, avrà tempo per riprendere le forze e prepararsi alla guerra. E la guerra è inevitabile.
Quando Kara arriva con la notizia che Anna e Chloe sono state catturate, Elyse si trova di fronte alla certezza che nessuno è al sicuro finché il Consiglio non sarà fermato e Christoph distrutto. Non ha bisogno di una profezia che le dica di condurre un esercito. Christoph ha fatto l’unica cosa che la farà lottare fino alla morte: ha minacciato le persone che ama.
Ci vorranno più delle parole di un oracolo per aiutarli a combattere contro il Discendente più potente. Per spezzare l’oppressione del Consiglio e insorgere contro un complotto che va avanti da anni, Elyse dovrà avvicinarsi al nemico. Così tanto che, in effetti, potrebbe non sopravvivere.
Quando Kara arriva con la notizia che Anna e Chloe sono state catturate, Elyse si trova di fronte alla certezza che nessuno è al sicuro finché il Consiglio non sarà fermato e Christoph distrutto. Non ha bisogno di una profezia che le dica di condurre un esercito. Christoph ha fatto l’unica cosa che la farà lottare fino alla morte: ha minacciato le persone che ama.
Ci vorranno più delle parole di un oracolo per aiutarli a combattere contro il Discendente più potente. Per spezzare l’oppressione del Consiglio e insorgere contro un complotto che va avanti da anni, Elyse dovrà avvicinarsi al nemico. Così tanto che, in effetti, potrebbe non sopravvivere.
Recensione di Ariendil:
Quando ho letto
Oppression, il primo volume della saga I Figli degli Dei, ho avuto subito
la sensazione, come poi ho scritto nella recensione, che fosse meglio non
scavare troppo sotto la superficie. Oltre l’idea di discendenti di dei greci
che vivono in mezzo a noi, alle ripercussioni sociali della loro vita
lunghissima e agli effetti speciali dei loro superpoteri, si rischiava di
trovare molto poco. Ma quella punta di iceberg bastava per quel primo libro,
che aveva evidentemente il compito di agganciare all’amo proprio con gli
effetti speciali per poi delegare il fulcro della trama al capitolo successivo.
Era questo secondo libro, Uprising, che doveva dimostrare quello che c’era
sotto la superficie. E in effetti è proprio ciò che fa, l’unico problema è che
sotto la superficie c’è ben poco e quel poco che c’è è banale o addirittura
senza senso ed è trattato con pressappochismo.
Andiamo a vedere perché.
Avevamo lasciato Elyse e i suoi amici decisi a rovesciare il Consiglio, l’organo governativo che opprime i Discendenti in una tirannia tra le più sanguinarie della storia. A capo dei ribelli c’è Elyse, dichiarata leader dalla profezia dell’Oracolo nonostante non sappia assolutamente niente di guerra. O almeno non sa niente finché non apprende tutto quello che serve in un paio d’ore leggendo “L’arte della guerra” di Sun Tzu, alla faccia delle accademie militari. In ogni caso, neanche Sun Tzu riesce nel miracolo perché Elyse non diventa di certo la più abile delle strateghe e nessuno tra le centinaia di persone che raduna intorno a sé sembra avere uno straccio di idea su come organizzare una rivolta. Non hanno nemmeno in mente un obiettivo, che trovano soltanto in corso d’opera: vogliono convivere pacificamente con gli umani. E visto che quegli psicopatici del Consiglio ammazzano senza battere ciglio chiunque mostri i propri poteri agli umani (e gli umani che scoprono l’esistenza di quei poteri) mi sembra un obiettivo che poteva venire in mente un filino di secoli prima.
Scelto lo scopo, segue un disastro di organizzazione. Braccati da gente con sensazionali poteri cosmici, loro decidono di nascondersi in un luogo sicuro, dove nessuno penserebbe mai di andarli a cercare. A casa di Elyse. Secondo voi in quanti millisecondi li trovano?
Ogni altra scelta importante (e stiamo parlando di una guerra, sono tutte scelte importanti) viene fatta ugualmente alla buona: la suddivisione dei compiti non viene fatta secondo le abilità di ciascuno ma a preferenza, i metodi di addestramento lasciano alquanto a desiderare (arrivano a spararsi a vicenda non si sa bene per quale motivo), le incursioni sono un inno al suicidio.
Inoltre, è piuttosto snervante leggere di gente che oscilla tra momenti di follia e momenti di piena crisi adolescenziale. Più che un esercito che si prepara per la guerra, sembra a volte di leggere di ragazzini in gita scolastica: si formano coppiette, si fanno feste, si gioca.
La sensazione è quella che l’autrice non avesse ben chiaro cosa fare né dei personaggi né della trama. Per farla andare avanti si affida sempre a scelte poco logiche e a fastidiosi deus ex machina. Ho perso il conto dei nemici che, senza nessun motivo apparente, aiutano Elyse quando è nei guai. Succede continuamente.
La scarsa lucidità di scelta si manifesta anche, purtroppo, nella risoluzione di quello che rappresenta il vero conflitto: la questione legata al bambino di Elyse, la cui nascita è stata predetta dall’Oracolo e pedina fondamentale nei piani del Consiglio. Era un buon conflitto, che poteva assicurare complessità di trama e una parte emotiva tutta da approfondire. Mentre quest’ultima viene trattata sufficientemente bene, la prima viene data alle ortiche, sia per quanto riguarda la gestione del problema da parte dei due giovani innamorati, contesi tra il desiderio di vivere la loro intimità e il timore di generare questo figlio così voluto dal Consiglio, sia per quanto riguarda le modalità con cui il Consiglio stesso persegue i suoi obiettivi. Insomma, senza scendere nello spoiler, anche questo fondamentale snodo narrativo è stato trattato con estrema superficialità.
A questa si aggiunge spesso anche la poca accuratezza, particolari magari non rilevanti ma che accentuano quella sensazione di pressappochismo di cui parlavo a inizio recensione. Un esempio per tutti: perché nei rituali funebri parlano in latino se sono greci? E perché recitano L’eterno riposo (sempre in latino) se il rituale è pagano?
Non mi soffermo neanche su altre inesattezze più specifiche, come l’inserimento di “un lungo ago nella pancia” fatto per prelevare non si sa bene cosa e descritto senza informarsi un minimo di come vengano fatte queste manovre, che di certo non prevedono di bucare alla cieca. Non mi ci soffermo perché la conclusione sarebbe sempre la stessa e sa di pochezza.
Sono sicuramente fuori target per un romanzo che si presenta subito come un urban fantasy YA, va detto, ma non sono sicura che questo sia determinante.
Un deciso passo indietro rispetto al primo.
Andiamo a vedere perché.
Avevamo lasciato Elyse e i suoi amici decisi a rovesciare il Consiglio, l’organo governativo che opprime i Discendenti in una tirannia tra le più sanguinarie della storia. A capo dei ribelli c’è Elyse, dichiarata leader dalla profezia dell’Oracolo nonostante non sappia assolutamente niente di guerra. O almeno non sa niente finché non apprende tutto quello che serve in un paio d’ore leggendo “L’arte della guerra” di Sun Tzu, alla faccia delle accademie militari. In ogni caso, neanche Sun Tzu riesce nel miracolo perché Elyse non diventa di certo la più abile delle strateghe e nessuno tra le centinaia di persone che raduna intorno a sé sembra avere uno straccio di idea su come organizzare una rivolta. Non hanno nemmeno in mente un obiettivo, che trovano soltanto in corso d’opera: vogliono convivere pacificamente con gli umani. E visto che quegli psicopatici del Consiglio ammazzano senza battere ciglio chiunque mostri i propri poteri agli umani (e gli umani che scoprono l’esistenza di quei poteri) mi sembra un obiettivo che poteva venire in mente un filino di secoli prima.
Scelto lo scopo, segue un disastro di organizzazione. Braccati da gente con sensazionali poteri cosmici, loro decidono di nascondersi in un luogo sicuro, dove nessuno penserebbe mai di andarli a cercare. A casa di Elyse. Secondo voi in quanti millisecondi li trovano?
Ogni altra scelta importante (e stiamo parlando di una guerra, sono tutte scelte importanti) viene fatta ugualmente alla buona: la suddivisione dei compiti non viene fatta secondo le abilità di ciascuno ma a preferenza, i metodi di addestramento lasciano alquanto a desiderare (arrivano a spararsi a vicenda non si sa bene per quale motivo), le incursioni sono un inno al suicidio.
Inoltre, è piuttosto snervante leggere di gente che oscilla tra momenti di follia e momenti di piena crisi adolescenziale. Più che un esercito che si prepara per la guerra, sembra a volte di leggere di ragazzini in gita scolastica: si formano coppiette, si fanno feste, si gioca.
La sensazione è quella che l’autrice non avesse ben chiaro cosa fare né dei personaggi né della trama. Per farla andare avanti si affida sempre a scelte poco logiche e a fastidiosi deus ex machina. Ho perso il conto dei nemici che, senza nessun motivo apparente, aiutano Elyse quando è nei guai. Succede continuamente.
La scarsa lucidità di scelta si manifesta anche, purtroppo, nella risoluzione di quello che rappresenta il vero conflitto: la questione legata al bambino di Elyse, la cui nascita è stata predetta dall’Oracolo e pedina fondamentale nei piani del Consiglio. Era un buon conflitto, che poteva assicurare complessità di trama e una parte emotiva tutta da approfondire. Mentre quest’ultima viene trattata sufficientemente bene, la prima viene data alle ortiche, sia per quanto riguarda la gestione del problema da parte dei due giovani innamorati, contesi tra il desiderio di vivere la loro intimità e il timore di generare questo figlio così voluto dal Consiglio, sia per quanto riguarda le modalità con cui il Consiglio stesso persegue i suoi obiettivi. Insomma, senza scendere nello spoiler, anche questo fondamentale snodo narrativo è stato trattato con estrema superficialità.
A questa si aggiunge spesso anche la poca accuratezza, particolari magari non rilevanti ma che accentuano quella sensazione di pressappochismo di cui parlavo a inizio recensione. Un esempio per tutti: perché nei rituali funebri parlano in latino se sono greci? E perché recitano L’eterno riposo (sempre in latino) se il rituale è pagano?
Non mi soffermo neanche su altre inesattezze più specifiche, come l’inserimento di “un lungo ago nella pancia” fatto per prelevare non si sa bene cosa e descritto senza informarsi un minimo di come vengano fatte queste manovre, che di certo non prevedono di bucare alla cieca. Non mi ci soffermo perché la conclusione sarebbe sempre la stessa e sa di pochezza.
Sono sicuramente fuori target per un romanzo che si presenta subito come un urban fantasy YA, va detto, ma non sono sicura che questo sia determinante.
Un deciso passo indietro rispetto al primo.
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