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Recensione: Steelheart (Gli Eliminatori #1), di Brandon Sanderson

Titolo: Steelheart (Gli Eliminatori #1)
Autore: Brandon Sanderson
Editore: Fanucci Editore
Pagine: 384
Prezzo: 4,99 € (ebook)

Voto: 4/5

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Quarta di copertina: 

David è solo un bambino quando l’oscurità perpetua cala sulla Terra e in cielo compare Calamity, una misteriosa stella che dona a uomini e donne, prima di allora intrappolati nelle loro ordinarie esistenze, poteri fuori dal comune. Questi esseri straordinari vengono ribattezzati con il nome di Epici e ben presto il loro dono li rende avidi di supremazia sugli altri uomini. Due anni più tardi, a Newcago, la città che una volta era stata Chicago, David assiste all’assassinio di suo padre da parte di uno degli Epici più potenti, Steelheart. Ora cerca vendetta, e sa che l’unico modo per ottenerla è entrare a far parte degli Eliminatori, un’organizzazione che agisce nell’ombra, studiando le debolezze degli Epici e combattendoli strenuamente. E nonostante tutti pensino che Steelheart, cuore d’acciaio, sia invincibile, David sa che non è così, perché lo ha visto sanguinare con i propri occhi. 

Recensione di Ariendil:

"Steelheart" non è stato il primo romanzo di Brandon Sanderson che ho letto. Vengo infatti dalla lettura della trilogia "Mistborn" (La Prima Era), che mi ha soddisfatto a fasi alterne: a una grandissima partenza, che mi ha piacevolmente sorpreso per l'originalità della magia e dell'ambientazione e per l'ottimo lavoro sul world-building, è seguita una gran noia, durata per tutto il secondo libro e per parte del terzo, accompagnata dalla fastidiosa sensazione che alcuni pezzi del puzzle siano stati fatti entrare negli appositi spazi un po' troppo forzatamente o dopo aver cambiato in corsa la forma di quegli spazi.
Questa premessa è necessaria non tanto per inserire in questa recensione anche un giudizio su un altro lavoro di Sanderson, ma per chiarire qual è stato lo stato d'animo con cui mi sono approcciata alla lettura: nessun facile entusiasmo per una partenza che sapevo poteva essere col botto. E così è stato. "Steelheart" è un romanzo che prende, avvince e scivola via molto rapido, vuoi per la fluidità di scrittura, vuoi per il gran numero di effetti speciali. Effetti speciali, sì, come nei film dei supereroi a cui gli ultimi anni ci hanno così tanto abituato. Poteri strabilianti, sovrumani, misteriosi non tanto nel loro utilizzo quanto nella loro genesi, dovuta a un "qualcosa" chiamato Calamity comparso improvvisamente nel cielo. Un'astronave? Un pianetoide? Una stella? O, visto che la produzione letteraria di Sanderson è da intendersi unitaria, un altro dei Frammenti? Non si sa, o almeno non si scopre in questo primo libro, dove tanta parte è dedicata agli Epici, uomini che in qualche modo sono stati trasformati da Calamity ricevendo superpoteri in cambio, apparentemente, di una buona dose di umanità. E questo è il tocco di originalità di Sanderson, che prova a dare una sua visione personale dei supereroi. Lo fa principalmente sostituendoli con supercattivi, ideando la teoria secondo la quale solo i cattivi possono ricevere i poteri da Calamity, teoria che viene proposta soprattutto al contrario: chi riceve i poteri da Calamity diventa un supercriminale il cui scopo è la supremazia sugli altri Epici e sul resto della popolazione.
Il più temibile di questi supercriminali, a capo della città di Newcago, è lo Steelheart del titolo, un colosso tutto muscoli capace di trasformare ogni cosa in acciaio, sparare energia dalle mani, volare e, visto che pareva poco, respingere qualunque tipo di proiettile. Uno facile da sconfiggere, insomma.
Il protagonista del romanzo, David, ci prova ugualmente e lo fa assieme a un gruppo di uomini ribelli chiamati Eliminatori, il cui scopo è uccidere gli Epici.
Un plot narrativo molto semplice quindi, che vede i buoni contro i cattivi, un protagonista e un antagonista circondati da altri personaggi secondari che rimpolpano l'una e l'altra fazione, uno scopo chiaro e semplice e una serie di eventi finalizzati ad arrivare allo scontro finale che tutti attendono.
I cattivi hanno i superpoteri e i buoni dei superaggeggi militari, ma in entrambi i casi la descrizione stimola una fantasia già ben consolidata nell'immaginario del lettore e non gli richiede un grande sforzo creativo (non lo richiede neanche all'autore, a dire il vero), lasciandogli tutto lo spazio e il tempo per concentrarsi su ciò che è veramente fondamentale: stabilire chi è quello col potere più figo.
Non pensate che stia denigrando questo tipo di storie (e in caso lo pensiate andate pure a vedere il giudizio che ho dato sul libro), a volte c'è bisogno di cose semplici: un omone che crea acciaio, un altro che oscura il sole, uno invisibile, uno di fuoco. E degli eroi che provano a prenderli a calci nel sedere nonostante l'evidente divario di forze. Cose semplici. Cose che possono piacere o non piacere, ma che sono fatte bene. E "Steelheart" è ben fatto, nonostante lo abbia trovato prevedibile in più di un'occasione (Prof, Megan, Firefight, solo per citarne alcune).
Ora spero che non vengano cambiate le carte in tavola. Io ho accettato quello che mi è stato dato in "Steelheart", ho accettato di trovarmi davanti a un prodotto di stampo Marveliano (DC neanche la considero) e ho accettato di valutarlo come tale. Ho deciso che mi sta bene, motivo per cui ho scelto di continuarne la lettura. Quello che non vorrei è che con l'intento di "elevarla" si finisca per snaturare questa storia. Una storia di gente con i superpoteri.
Certo, come detto in apertura, mi aspetto qualcosa che inserisca questa saga degli Eliminatori nel Cosmoverso di Sanderson, quindi sono pronta a prendere nuove diramazioni, ma mi scoccerebbe un cambio di rotta nei volumi successivi.
Oh, per inciso, secondo me il più figo era Fortuity!




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