Titolo: The killing kind
Autore: Bryan Smith
Editore: Dunwich Edizioni
Pagine: 321
Prezzo: 1,99 € (ebook), 14,90 € (cartaceo)
Data di pubblicazione: 29.06.2018
Voto: 3,5-4/5
Autore: Bryan Smith
Editore: Dunwich Edizioni
Pagine: 321
Prezzo: 1,99 € (ebook), 14,90 € (cartaceo)
Data di pubblicazione: 29.06.2018
Voto: 3,5-4/5
Trama (dalla quarta di copertina):
Nello stile di Natural Born Killers e The Devil’s Rejects, The Killing Kind è
la storia di diversi serial killer che si scatenano negli Stati Uniti
orientali. E in mezzo a questo inferno c’è Rob Scott. Non è un
assassino. Ma, come una falena attratta dalla luce, non riesce a
resistere al fascino di Roxie e si ritroverà trascinato nel mondo di
sangue e caos della ragazza tatuata e follemente sexy. Roxie è bella. È
la donna dei suoi sogni. E Rob non sa se lo ucciderà, se farà sesso con
lui o entrambe le cose. Mentre Roxie e Rob si lasciano alle spalle una
scia di sangue attraverso il Paese, un gruppo di studenti arriva a una
casa sulla spiaggia di Myrtle Beach per le vacanze di primavera. I
giovani sono inconsapevoli del pericolo in agguato mentre si godono il
sole e il mare. Non sanno che anche Roxie e Rob sono diretti alla stessa
spiaggia…
Recensione:
Titolo,
cover (splendida), quarta di copertina. Il romanzo di Bryan Smith si
presenta esattamente per ciò che è: uno splatter che promette sangue,
violenza e uccisioni. Tante uccisioni, così tante che perderete presto
il conto delle vittime. Ma anche degli assassini, se è per questo.
Perché qual è “il tipo che uccide”? Il ritratto che ne fa Bryan Smith è
chiaro: il tipo che uccide è un tipo fuori di testa, un tipo
“incasinato”, per dirla con le sue parole. Questo incasinamento omicida
può andare da una psicosi franca come quella di Zeb, a cui
un’allucinazione/voce suggerisce chi e perché uccidere in classico stile
schizoide, a una psicosi latente come quella di Julie, che aspetta solo
di manifestarsi, a qualcosa di più complesso, non facilmente
inquadrabile nello spettro di una patologia psichiatrica ben definita,
come nel caso di Roxie, vera protagonista assassina del libro (con buona
pace di Julie e del suo blog, variante piuttosto inutile ai fini
narrativi).
Ma “il tipo che uccide” non è solo questo.
Potenziale
killer è un marito alla soglia dei cinquanta che è stanco della moglie e
che fantastica sulla babysitter di sua figlia (seconda potenziale
vittima del potenziale killer). Potenziale killer è una ragazzina in
cerca di celebrità, disposta a sacrificare gli amici pur di ottenerla.
Potenziale killer è un barista che pesta un avventore senza nessun
motivo. Potenziale killer è Rob, ragazzo di ventitré anni preso in
ostaggio da Roxie, diviso tra l’attrazione che prova per lei e la
repulsione per le sue azioni. O forse è attratto e respinto da entrambe
le cose insieme.
Potenziali che restano tali, per loro fortuna o
disgrazia. E che lasciano con tante domande, la più pressante delle
quali è la seguente: è quindi solo l’”incasinamento” mentale a far
compiere quel passo tra l’avere una natura violenta e l’essere un
assassino?
In
ogni caso, una quota più o meno grande di perversione è presente in
tutti i personaggi del libro, tra i quali non se ne trova uno che si
possa considerare veramente positivo (si cerca nel finale di dare questo
ruolo alla coppia Annalisa-Sean, ma il loro peso all’interno della
narrazione è troppo leggero per poter essere presi in considerazione per
qualcosa di più di una comparsata).
Questo
livellamento dei personaggi, presentati tutti come potenziali “killing
kind”, da un lato dà al romanzo una suspense incredibile che porta a
divorare le pagine, poiché da ciascuno di essi ci si può aspettare
qualunque cosa, ma dall’altro toglie contrasti, lasciando solo i toni
scuri alla moltitudine di sfaccettature che caratterizza le persone.
Ma,
ehi, torniamo alla prima riga. “The killing kind” è esattamente quello
che appare: uno splatter che promette sangue, violenza, uccisioni. Se
volete scandagliare l’animo umano avete sbagliato genere.
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