Editore: Sperling&Kupfer
Pagine: 182
Prezzo: 9,99 € (ebook), 14,90 € (cartaceo)
Voto: 5/5
Trama (dalla quarta di copertina):
«Sono una microdonna, alta un metro e una mentina, che ha
bisogno di mostrarsi sempre un po' incazzata con il mondo per dire la sua. Ma
in fondo sono come una crème brûlée: quando rompi la crosta, sotto c'è il
morbido. Ho trentasei anni, e quando sono nata nessuno ci avrebbe scommesso
mille lire che ci sarei arrivata. Sono venuta al mondo con una sindrome
genetica molto rara: la Melnick Needles, che non è una marca di siringhe ma
un'osteodisplasia scheletrica che conta un centinaio di casi in tutto il mondo.
Uso la sedia a rotelle e di notte dormo abbracciata a un ventilatore polmonare,
ma rompo ancora le scatole in giro. Capirai, dunque, che quando mi presento a
qualcuno il taglio di capelli non è la prima cosa che si nota.» Dalla sedia a
rotelle, il suo punto di osservazione «privilegiato», Marina vede e ascolta
cose sulla disabilità impossibili da immaginare per idiozia e insensibilità.
Con una straordinaria ironia racconta situazioni, comportamenti, battute del
normodotato medio quando si relaziona con il disabile per strada, al lavoro,
negli uffici pubblici, al ristorante. Convinta che ridere di qualcosa di brutto
aiuti a liberarsi da stereotipi e ipocrisie, Marina strappa tutte le etichette
che spesso incolliamo su ciò che ci spaventa o che non conosciamo, e spazza via
con la sua penna cinica ed esilarante tabù e preconcetti.
Recensione:
Chi appartiene a una qualsiasi minoranza sa benissimo cosa
siano le etichette. A dar fastidio non è (sol)tanto l'accezione generalmente
negativa che le accompagna, quanto piuttosto la facilità con cui, grazie a
esse, si toglie identità e unicità alle persone per uniformarle a un insieme.
Questo accade anche quando quelle etichette si trasformano in
positivissimi luoghi comuni. Ed ecco allora il proliferare di gay sensibili o
di quattrocchi intelligentissimi o di disabili "che sanno darti
tanto" (come spesso si sente dire tra i sostenitori delle buone
etichette). Ma basta rifletterci un attimo per capire che non può essere sempre
vero, un unico elemento in comune non può rendere le persone tutte uguali.
Fidatevi, esiste il gay cuore di pietra, il quattrocchi stupido e il disabile
che a darti tanto non ci pensa nemmeno. Anche nelle minoranze esistono tutte le
sfumature di umanità e Marina Cuollo nel suo A Disabilandia si tromba fa un'indimenticabile carrellata di quelle che conosce, ossia i disabili e i
non-disabili che si relazionano ai disabili.
Si è divertita (e diverte anche il lettore) ad appiccicare a
sua volta delle etichette, suddividendo ulteriormente questi due gruppi di
persone in tante sottocategorie di comportamenti: dal disabile stracciapalle,
il cui unico scopo nella vita è quello di tediare il prossimo con le sue
difficoltà, al disabile Buddha che ha trovato finalmente la via del Nirvana
attraverso il #GrandeCambiamento causato dalla sua disabilità; dal non-disabile
misericordioso, che indossa il mantello del supereroe ogni volta che vede
qualcuno in sedia a rotelle, al non-disabile tuttologo, grande conoscitore di
tutti i rimedi e di tutte le malattie, anche quelle inventate appositamente per
trollarlo. Un campionario di umanità che vi farà capire quanta diversità c'è
sotto la stessa etichetta. Se poi pensate che a scriverlo è una ragazza a sua
volta disabile che è lì a perculare tutti, il risultato è uno spasso assicurato.
Ma come sempre succede quando l'ironia viene usata nel modo
giusto, si ride e si riflette allo stesso tempo. Il messaggio passa attraverso
le pagine più brillanti, spesso di vera e propria comicità (e qui la
napoletanità dell'autrice aiuta, tanto per non mettere altre etichette o non
cadere in facili - ma positivi!- luoghi comuni), ma anche attraverso quelle più
riflessive e personali di inizio e fine libro, sempre scritte con lo stesso
tono simpatico e canzonatorio. Perché anche le cose serie possono non essere
prese sempre sul serio, perché un disabile non inizia e finisce nella sua
malattia ma vive, sente, pensa, ama e, sì, tromba pure. E se questa non vi
sembra una frase idiota e banale, allora nel libro c'è anche l'etichetta giusta
per voi: leggetelo e trovatela.
Grazie per aver condiviso la recensione...ho messo in lista questo libro, mi ha colpito.
RispondiEliminaSono diventata un lettore fisso, spero passerai da me Se fosse per sempre mi farebbe piacere
un bacio, Ale
Ciao Ale! Grazie per il commento, ho sbirciato il tuo blog, bello! Ti seguo anch'io e chissà che non ti contatti per una collaborazione :)
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